Etimologicamente, il termine etimologia potrebbe esser tradotto come discorso (logos) sull' intimo senso delle parole (eteos). E' interessante come si usi "senso" in quanto rimanda ad un "viaggio", un percorso, una direzione che l' essere umano percorre nel portare in vita termini via via diversi, che si associano, si condensano e si alleano per trovare significati sempre nuovi e sempre disponibili a descrivere un mondo di intenzioni interiore da offrire al prossimo per incontrarlo e con esso stringere alleanze nel definire e rilanciare il mondo.
Lo stesso termine "termine" porta con se il senso del tragitto, che alla fine si deposita in una momentanea adozione lessicale per descrivere qualcosa dell' universo in cui viviamo e che desideriamo riconoscere e definire, almeno temporaneamente. Momentanea perchè nell' incontro, talvolta nello scontro, fra le culture, si origina quel processo di ibridazione, inteso come coraggioso gesto di iconoclastismo verso una tradizione che via via cambia se stessa. Una tradizione che si traduce via via in un tradimento per generarne una nuova e suggellare nuove mutue e comuni considerazioni.
Ci sono alcuni termini come dono, presente, offerta, reciproco, che, se osservati, studiati e riconosciuti (cioè conosciuti una volta di più per rinnovare il nostro credo e il nostro sguardo verso loro) mettono in luce un senso di dinamismo davvero stupefacente.
Dono ha a che fare con il dare, come l' offrire che ha origine da "ob" e "ferre" ovvero portare o mettere innanzi o presentare. C'è quindi un movimento che da un punto si muove verso un altro. Presente origina invece dal verbo latino praesum costituito da essere (sum) innanzi (prae). Reciprocità invece dal latino reciprocus, composto da recus (addietro) e procus (innanzi) e tutto insieme enfatizza il senso di oscillante dinamica fra avanti e indietro e che in termini più umani, stimola l' immagine interiore di quel senso di continua e mutua (scambievole) direzionalità fra individui o anche fra parti interne di noi stessi al fine di permettere una integrazione e una comunicazione solida ed efficace nel costituire un intero ricco di risorse.
Abbiamo a disposizione così un' insieme di parole che portano con loro intenzioni, termini lessicali che silenziosamente si fanno "pacchetto" che ovunque vengano portate possono liberare la storia dell' essere umano, il senso dell' evolvere della comunità come volontà di costituirsi organico flessibilmente ma solidamente interconnesso.
Mi piace il gioco di parole fra dono e presente. Presente può significare essere qui adesso o dono. Anche offerta o reciprocità in senso lato.
Nel presente, possiamo riuscire in qualche modo a contattare noi stessi e mediante noi valorizzare lui, iniziando a dare attenzione (attendere, porre cura) a quanto di più "vicino" a noi esista, noi stessi. Si parte dall' intenzione di desiderare riconoscere e essere testimoni, di qualche fenomeno che con buona probabilità al momento sfugge alla nostra consapevolezza (sapere e sapore) ovvero quell' oscillazione (reciprocità) di eventi interiori che in noi accade e spesso ci definiscono a causa di meccanismi consolidati ma che non ci permettono di esprimere e esplorare nuove soluzioni e nuove possibilità.
Lo stato di mindfulness, ovvero la dimensione di presenza e di piena consapevolezza ci supporta a considere e recuperare (rendere nuovamente buono e valido avvalorandolo e riconoscendolo) nuovi flussi di percezione e sensazione in noi i permette di meravigliarci e disporci in modalità rinnovanti tanto da scoprire in noi stessi facoltà e capacità fino a poco prima non scorte.
Lo stato di mindfulness può essere coltivato, allenato, attraverso la meditazione come il vipassana buddhista, il respiro, la preghiera (un esempio è il centering prayer, la meditazione contemplativa cristiana).
Con questi strumenti e in questo senso il presente, vissuto e partecipato diventa un dono, innanzitutto a noi stessi, un offerta in quanto proprio davanti a noi, noi stessi portiamo il più prezioso dei tesori che in noi risiede e che attende solo di essere maturato e valorizzato. Il presente è un dono anche per chi ci incontra in quanto la reciprocità interiore che abbiamo imparato (con i nostri tempi e i nostri modi) a maturare diventa fondamento dello scambio reciproco, dove il dare e ricevere può essere industrioso quanto spontaneo movimento di mutua elaborazione delle rispettive visioni del mondo.
Solo se siamo e stiamo nel presente possiamo dare e ricevere, coordinare, orchestrare e costruire. Ciò non significa che non si possa gettare al futuro le intenzioni e al passato i ricordi e la cura ad eventi ormai compiuti. Ma anche per queste elaborazioni occorre consapevolmente definire uno spazio e un tempo in cui farle esprimere, un patto di consapevolezza in noi stessi in cui ci lasciamo andare a sogni e ricordi che abbiano un valore per la ridefinizione e la rivalutazione ma sempre con una bussola e una mappa e che a tempo opportuno si torni all' adesso. Anche in questo c'è reciprocità, andare in avanti ed indietro per tornare poi al qui ed ora. Un viaggio dove andare a recuperare tesori, riconoscerli dove e quando prima li avevamo ignorati come tali o lanciarsi in esplorazioni possibili, ma trovando nel presente via via quelle coordinate, quei codici di valori che ordinano, organizzano, danno senso ai viaggi che possiamo fare e facendo ricchezza di tutte le offerte che il mondo ci pone innanzi nel momento presente e scoprendo in noi, adesso cosa risiede insospettabilmente.
Mi affascina come in parole, a volte usate immediatamente (senza mediazione) e senza troppa valorizzazione, si trovi tutta la vita vissuta e i molteplii spiragli e pertugi per rilanciare, nel presente, qui ed ora, nuove intenzioni, e trasformarle in dono prezioso.
Con gratitudine