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Se mi ponessi in riflessione osservando la mia spontanea espressione nelle arti, quella del disegno probabilmente rifletterebbe meno le mie doti più immediate, ne quello di tipo geometrico ne a mano libera. Cionondimeno l' arte del disegnare e colorare è una sensibilità ed un appetito che ha sempre trovato risveglio che ho potuto, almeno fin ora, soddisfare attraverso il disegno dei mandala, per me una vera e propria pratica meditativa capace di favorire e sostenere la propria psicosintesi, cioè la genesi e l' evoluzione di nuovo equilibrio derivante dall' incontro di schemi di funzionamento conosciuti e forme di ispirazione inattesa.
I mandala hanno, a mio avviso, fin dal primo istante in cui se ne fa esperienza, sia disegnando che colorando, il pregio di favorire l' emergere dell' Io come entità fondamentale, riflesso del più grande e distribuito Sè. Il mandala è una raffigurazione che coinvolge tutti i sensi, da quello della vista a quello del tatto finanche quello uditivo, capaci di guidare al risveglio, se sollecitati opportunamente, di una sensazione e una configurazione interna di stati d' animo tali da favorisce un miglior ascolto di se stessi nell' atto esperienziale.
Il termine "mandala" ha origini etimologiche molteplici, ma è possibile raggiungere una sintesi concettuale dicendo che rimanda al ritagliare e organizzare una sostanza portandovi ordine, raccogliendone l' essenza. E' una pratica che incoraggia a stare nel "silenzio" progettuale, senza generare ne cercare nella mente alcunchè a priori lasciandosi guidare da una subitanea, momentanea e contingente ispirazione verso una configurare di nuovi pattern geometrici o figurativi e testimoniando la inattesa scelta di colori che successivamente verrà consegnata al disegno.
Seppur senza intenti di tipo estetico i disegni si propongono come opportunità nel favorire l' emergere della dimensione inconscia. Anche quando, a mandala "completato" (qualora sia davvero finito, e non un momento di un lungo percorso), possa non esserci spazio per una facile interpretazione del risultato pittorico, è comunque possibile avvertire un profondo senso di alleggerimento psicologico, anche corporeo, reso possibile probabilmente da un "drenaggio energetico" che l' esperienza del disegno favorisce.
Il mandala rappresenta la nostra costituzione energetica, psicologica e spirituale; esiste un centro ed una periferia, relazioni fra parti che nel disegno si connettono, si confrontano e si mettono in relazione come in ognuno di noi succede fra conscio ed inconscio, fra parti di noi come le nostre subpersonalità e le diverse configurazione di attitudini, atteggiamenti, desideri e sentimenti che si scambiano, si salutani, si lasciano reciprocamente il posto e perchè no si accolgono e si integrano in una meravigliosa sinfonia che fa di ciò che siamo, l' unica soluzione, cangiante e sempre in evoluzione, che la Natura ha riconosciuto in noi come dono, unico e insostutuibile.
Non tutti raggiungono gli stessi risultati ne li raggiungono nello stesso momento attraverso gli stessi contenuti; porsi attivamente in apertura, in attesa e disponibilità verso le molteplici sensazioni e i sentimenti che possono emergere, è verosimilmente l' atteggiamento e disposizione d' Animo più adeguato. C' è spazio per immaginare e proiettare nella mente il disegno completato gettando in avanti un' intenzione ma è anche possibile "ascoltare" il linguaggio sottile del corpo e lasciar che la mano si disponga attraverso movimenti insondabili a priori, fenomeno questo che può non esser facilmente spiegabile nell' immediato.
Ma cosa significa "restare in attesa che il mandala prenda Vita"? questa è una domanda che facilmente può farsi strada nelle menti controllanti e razionali tipiche dello stile di vita occidentale.
Questa domanda sorge in quanto davanti al mandala siamo posti sul confine fra conosciuto e il totalmente inaspettato.
Il mandala addestra, in sintonia con pratiche di mindulness al lasciar andare, al non porre resistenze ed accogliere ogni flusso di non compreso o già troppo esperito.