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Giuliano Monteleone


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COSA PORTARE IN SEDUTA?

Durante la mia pratica, sia durante il tirocinio che in studio, mi è spesso capitato di essere raggiunto da alcuni dubbi che i pazienti portavano con sè stessi e talvolta con imbarazzo venivano espressi. 

 

I dubbi e le incertezze di cui parlo sono inerenti a svariati temi:

 

- cosa posso dire in seduta?

- posso parlare di questo argomento?

- è giusto se questo argomento è spinoso per me però desidero trattarlo?

- sono imbarazzato? dovrei o non dovrei?

- mi scuso tanto se ho reagito così...

 

Ci tengo a precisare che ogni dubbio è lecito e mai sarà abbastanza ogni manovra per dissiparne le incertezze attraverso le spiegazioni che posso fornire. La psicoterapia non è condotta in egual modo dagli psicoterapeuti. Due terapeuti che abbiano in comune la formazione offerta dalla stessa scuola, sebbene vicini in quanto a visione della mente e del tipo di intervento da proporre durante il percorso terapeutico, maturano comunque differentemente uno stile e una sensibilità differente dovuta alla personalità di partenza. Approcci e modalità ch non si differenziano in quanto a bontà ma in quanto a peculiarità del terapeuta. Possiamo immaginare quanto diversi possano essere due ipotesi di percorso terapeutico fra due clinici che giungono da due percorsi di formazione differenti. Altrettanto possiamo dire che nessuno dei due è migliore dell' altro ma assolutamente differenti in quanto stili che fanno leva sulle caratteristiche dello psicologo e del tipo di interazione sia conscia che inconscia che si instaura fra paziente e terapeuta.

 

Questo per dire che non c'è un catalogo a cui riferirsi riguardo gli argomenti che possono essere portati in seduta e trattati.  Gli argomenti, i temi e i vissuti tutti hanno diritto di vedere la luce ed essere accolti e sarà competenza del terapeuta dar loro la giusta attenzione, saperli osservare, illuminare e sviscerare per renderli non solo legittimi rappresentanti del disagio del paziente ma anche trampolino di lancio per moltissimi aspetti della vita del paziente stesso. Temi a carattere personale, familiare, lavorativo, sociale, gli hobbies, i passatempi preferiti, i sogni più segreti e i più arditi desideri che magari potremmo scoprire molto più legittimi di quanto inizialmente potessero apparire nella mente del paziente o situazioni credute così irrisolvibili che nel percorso si trasformano in virtù delle rinnovate risorse che il paziente riesce a raccogliere in se là dove prima non riusciva a scorgere oppure a creare ex novo. Durante il percorso terapeutico la conoscenza reciproca e la sinergia inconscia permetterà progressivamente di far emergere nuove tematiche prima non trattate ne previste e adesso più prone ad essere accolte sia previa richiesta esplicita del paziente al terapeuta sia come discorso in itinere che nasce da discorsi precedenti. 

 

Il paziente è legittimato anche a stare in silenzio. Anche l' assenza di temi o di dialogo è importante rappresentante di significati e di condizioni. Il silenzio è trattato diversamente in terapia ma nondimeno è legittimamente accolto come processo e come "non dichiarato".

 

La terapia ha delle regole che servono a tutelare e proteggere e favorire l' andamento e la costruzione dell' alleanza terapeutica che è quella dimensione relazionale fra paziente e terapeuta in cui lo scambio, la condivisione e la reciprocità possono trovare spazio e tempo utile. Queste sono le "regole del setting" che il terapeuta fornisce al paziente in fase di conoscenza per mettere in chiaro quali condotte sono considerate le più appropriate durante il percorso terapeutico. 

 

 

 

Giuliano Monteleone

Psicoterapeuta

Psicosintesi

Firenze

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